Effetti collaterali del lavoro da casa: ecco 5 conseguenze inevitabili

Il 2020 può essere considerato l’anno dell’ingresso ufficiale dello smart working nelle nostre vite, Durante il lockdown sono stati circa otto milioni i lavoratori obbligati a lavorare da casa a causa della pandemia; da settembre la situazione si è parzialmente stabilizzata, ma si stima che ancora 3 milioni e mezzo di persone utilizzeranno il lavoro agile almeno fino a dicembre. Abbiamo quindi fatto abbastanza esperienza di questa nuova modalità di approccio all’attività professionale per poterne tirare le fila e valutarne non solo i pro ma anche i contro. Vediamo allora quali sono i cinque principali effetti negativi dello smart working, senza però dimenticare gli enormi benefici che ha apportato sulla qualità della nostra vita.

Chiusura delle mense e degli altri servizi agli uffici

Uno dei principali effetti collaterali del lavoro da casa riguarda il comparto della ristorazione aziendale, fortemente colpita dalla chiusura degli uffici. Si stima che siano ancora 61mila (su 96mila) i lavoratori in cassa integrazione e che il calo di fatturato segni un -68%. A ciò si aggiunga che nelle mense e nelle tavole calde vicino agli uffici lavoravano principalmente donne con un’età media intorno ai 50 anni, quindi difficilmente ricollocabili. Anche ora che molti dipendenti sono tornati al lavoro, questo settore fa fatica a ripartire, sia a causa del forte danno economico accusato nei mesi scorsi, sia perché la quantità di persone in giro è ancora troppo poca per giustificare i costi di un’attività aperta tutto il giorno.

Le mense sono solo uno dei settori colpiti dallo smartworking, a cui si aggiungono tutti le altre categorie di lavori che in vario modo avevano a che fare con alla circolazione di persone: trasporti pubblici, magazzinieri, benzinai. L’unico comparto che ha risentito meno del contraccolpo sono le ditte di pulizia, che hanno potuto in parte compensare le perdite grazie alle sanificazioni degli uffici e degli esercizi pubblici.

Pochi confini tra vita privata e professionale

Lavorare da casa significa ridurre, se non annullare le barriere tra la sfera personale e quella lavorativa. Per la gran parte dei lavoratori, andare in ufficio rappresentava un modo per staccare la mente dai problemi familiari e affettivi e trovare un proprio spazio individuale, in cui essere riconosciuto e apprezzato come collega e come persona. Lavorare tutto il giorno con il resto della famiglia intorno vuol dire non separare mai i due contesti, anzi spesso mischiarli, rischiando alla fine di non sapere più dove finisce il momento di lavorare e inizia quello di stare con la famiglia. Altro risvolto negativo in questo senso è l’aumento delle ore di lavoro effettive, proprio perché si rischia di continuare a svolgere le proprie attività anche ben oltre l’orario prestabilito. Quando lavora in modalità agile, il lavoratore sente l’obbligo implicito di risultare sempre connesso, quasi a dover giustificare la propria effettiva attività, tanto appunto da non staccare mai la spina.

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Senso di isolamento e di mancata appartenenza all’azienda

Prima del lockdown c’era chi aveva già sperimentato il lavoro agile e aveva avuto modo di trovare un proprio equilibrio in questa nuova modalità di lavoro. Ma la chiusura forzata degli uffici ha improvvisamente imposto a tutti l’obbligo di accettare e abituarsi in fretta ad uno stile di vita completamente diverso, in cui le routine quotidiane reiterate da anni sono venute a mancare. Niente più caffè con i colleghi, pausa pranzo al ristorante, passeggiate per i negozi tra una riunione e l’altra, viaggi di lavoro in giro per l’Italia… insomma tutte attività che ci facevano sentire vivi, efficienti e utili. Ecco che quindi l’obbligo di restare chiuso in casa ha determinato un senso di isolamento improvviso, dal momento che tutte le nostre relazioni sociali indotte dal lavoro sono venute meno. Dopo un’iniziale smarrimento, con il passare dei mesi tutti stiamo pian piano abituandoci a questa nuova normalità, trovando il giusto equilibrio, anche grazie al supporto di vari strumenti per impostare videoconferenze da casa, come GoToMeeting:

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Maggiori rischi per la salute

Lo smart working si porta dietro anche tutta una serie di conseguenze negative sulla salute dei lavoratori, che non vanno assolutamente sottovalutate. Allo stato attuale, infatti, il datore di lavoro non ha l’obbligo di verificare che la postazione di lavoro casalinga sia in regola con tutte le disposizioni della legge 81/2008 in materia di salute e sicurezza dei lavoratori. Può capitare quindi di essere costretti a lavorare su una sedia scomoda, magari utilizzando il tavolo della cucina come scrivania, o addirittura trovarsi a dover usare il pc sul letto, perché l’unico posto disponibile in tutta la casa. A lungo andare questi comportamenti inducono ad assumere posture scorrette che provocano mal di schiena, mal di testa e dolori alle gambe. A tal proposito rimandiamo all’articolo “Come creare una perfetta postazione di lavoro da casa”.

Gli effetti negativi sulla vita in ufficio

Molte aziende stanno sperimentando una modalità di lavoro ibrida, che prevede la turnazione dei dipendenti sul posto di lavoro, alternata a giorni di smart working. Anche questa modalità ha bisogno del suo periodo di assestamento per essere ben assorbita e accettata da tutti, per quanto indubbiamente si tratta di un lento, ma positivo ritorno alla normalità. Tuttavia, andare in ufficio ai tempi del Covid-19 è un’attività che porta con sé diverse controindicazioni, che generano stress e stati di ansia in tutti i dipendenti. Tutti devono infatti attenersi ad una serie di regole rigide per ridurre i rischi di contagio, come ad esempio:

  • indossare la mascherina
  • lavare e igienizzare frequentemente le mani
  • salutare con il gomito
  • non portare penne e altri accessori alla bocca
  • sanificare la postazione di lavoro tutti i giorni.

Su questo argomento leggi anche “8 consigli per tornare a lavoro in tutta sicurezza”.

Non dimentichiamo gli aspetti positivi dello smart working

Se è vero che l’home office si porta dietro alcune conseguenze inevitabili e non sempre positive, è altrettanto vero che ci sono tantissimi benefici legati a questa nuova modalità di lavoro, che non dobbiamo mai dimenticare neppure quando ne elenchiamo gli effetti negativi.

Tra i principali vantaggi dello smart working ci sono:

  • il risparmio del tempo dedicato agli spostamenti;
  • la riduzione dell’impatto sull’ambiente dovuta all’utilizzo di mezzi inquinanti;
  • il risparmio di denaro per benzina, parcheggi e pausa pranzo fuori casa;
  • un maggiore senso di autonomia e responsabilità nel raggiungimento dei risultati professionali;
  • maggiore disponibilità di tempo libero per fare esercizio fisico, passare del tempo con i figli e dedicarsi alle proprie passioni.