Differenze e analogie tra smart worker e freelance

Si sente sempre più parlare di lavoro agile, smartworking e telelavoro, come nuovo approccio alla vita lavorativa dell’era moderna. Flessibilità nei luoghi e negli orari di lavoro sono tra i principi fondamentali di questa innovativa metodologia che coinvolge sempre più lavoratori di oggi, non più ingabbiati nelle tradizionali regole del posto fisso e del lavoro in ufficio (per approfondimenti rimandiamo a “Lavoro agile: vantaggi, svantaggi e regole per lavorare bene fuori dall’ufficio”).

Esistono almeno due differenti tipologie di persone che usufruiscono dei benefici derivanti dal lavoro fuori ufficio: si tratta degli smart worker e dei freelance. Cerchiamo di capire quali sono le analogie e le differenze tra questi due fruitori del lavoro da remoto, e come la legge regolamenta la loro attività flessibile.

Qualche dato sulla diffusione del lavoro agile in Italia

Lo smartworking è regolato dalla legge n. 81/2017, che ha messo nero su bianco le modalità di applicazione del lavoro agile in Italia: si tratta di una tipologia di esecuzione del lavoro subordinato, stabilita mediante accordo tra le parti, senza vincoli di orario e di luogo di lavoro e attraverso l’uso di strumenti informatici in dotazione al dipendente, necessari per lo svolgimento della propria attività.

L’obiettivo principale di questo nuovo approccio è favorire la conciliazione tra vita privata e lavoro, ma anche responsabilizzare i dipendenti e la competitività dell’azienda. Ci sono poi tutta una serie di benefici collaterali, dovuti al minor impatto ambientale e al risparmio energetico derivanti dalla scelta di non recarsi fisicamente sul luogo di lavoro.

Lo smart working è in grande espansione, lo confermano anche i dati dell’Osservatorio Smart Working 2018 della School of Management del Politecnico di Milano, secondo cui oltre una impresa su due (il 56% del campione) ha avviato progetti di smart working, a cui vanno aggiunti un ulteriore 2% che ha avviato qualche iniziativa informale e un 8% che ha in programma di attivarlo nel corso di quest’anno. Nella gran parte dei casi si tratta di aziende del settore privato, nella Pubblica Amministrazione invece solo l’8% degli enti pubblici ha avviato progetti strutturati e il dato è stabile rispetto al 2017.

Chi sono gli smart worker

La categoria di lavoratori interessati dal fenomeno del lavoro agile è comunemente definita “smart worker”. Secondo l’Osservatorio Smart Working, in Italia nel 2018 il numero dei lavoratori agili ha toccato quota 480mila, ossia il 12,6% del totale degli occupati; il 76% è di genere maschile e il 50% appartiene alla Generazione X (tra i 38 e i 58 anni di età).

Gli smart worker sono lavoratori dipendenti di un’azienda pubblica o privata, che usufruiscono della possibilità di lavorare fuori ufficio, rispettando una precisa regolamentazione, dettata dalla legge 81/2017 e da accordi con l’azienda di appartenenza. Le regole generali indicano che il lavoratore può svolgere la propria attività lavorativa senza vincoli di orario e di luogo, attraverso l’utilizzo di una strumentazione tecnologica fornita dal datore di lavoro. E’ di quest’ultimo la responsabilità legata al corretto funzionamento delle dotazioni informatiche in uso, così come resta in capo all’azienda la responsabilità sulla salute e la sicurezza del lavoratore agile.

Vantaggi e svantaggi del lavoratore agile

Sempre secondo l’Osservatorio, ben il 39% dei lavoratori agili si è espresso in maniera soddisfacente rispetto allo smart working, in particolare per le seguenti motivazioni:

  • Il 46% per la possibilità di evitare gli spostamenti casa-ufficio
  • Il 43% per il miglioramento dell’equilibrio tra vita privata e vita professionale
  • Il 41% per l’aumento della propria produttività
  • Il 33% per la possibilità di ridurre il proprio impatto ambientale

Questi dunque sono gli aspetti positivi dello smart working, ci sono però degli aspetti da non sottovalutare, che rimandano all’appartenenza del lavoratore alla categoria di dipendente.

Lo smart worker ha infatti degli obblighi ben precisi nei confronti del proprio datore di lavoro, contrattualizzati in fase di assunzione. Innanzitutto deve garantire la propria reperibilità durante l’orario di lavoro, possibilmente definendo con il datore di lavoro delle fasce di disconnessione, durante le quali è diritto del lavoratore non essere fisicamente presente al pc.

Inoltre è compito del lavoratore agile allestire correttamente una postazione di lavoro efficiente e funzionale, che sia in casa o in un altro ambiente di sua pertinenza. Scegliere la sedia giusta, curare l’illuminazione e fare scorta di cancelleria varia sono alcuni degli aspetti a cui uno smart worker deve pensare se vuole lavorare fuori dall’ufficio.

Altre tipologie di lavoratori da remoto

Ci sono categorie di lavoratori agili nate molto prima dell’avvento dello smart working e che secondo alcuni rappresentano il futuro del lavoro digitale nel mondo: stiamo parlando dei liberi professionisti, dei free lance e dei nomadi digitali. Ossia tutti quei lavoratori che hanno scelto, o sono stati costretti a scegliere, di dare priorità al proprio tempo libero, decidendo in autonomia se, come e quando lavorare.

Infatti questa tipologia di lavoro da remoto mette al centro il lavoratore, che è totalmente autonomo rispetto alle decisioni da prendere sul lavoro. Questi lavoratori impostano obiettivi, tempistiche e modalità di approccio al lavoro, non hanno un datore di lavoro ma una serie di clienti, ai quali forniscono un servizio e dai quali ricevono un compenso.

I liberi professionisti

I liberi professionisti sono tutti quei lavoratori con partita iva, che svolgono una prestazione a favore di terzi, a fronte di un compenso, attraverso l’emissione di una fattura. Stiamo parlando di commercialisti, avvocati, medici, ma anche artigiani di vario tipo, che mettono a disposizione della collettività le proprie conoscenze e vengono retribuiti per questo.

I freelance

Questo inglesismo è in genere usato per indicare i liberi professionisti che però si occupano di professioni più moderne: grafici, copywriter, promotori finanziari e agenti assicurativi sono classici esempi di freelance. In genere questi forniscono la propria prestazione professionale all’interno di aziende medio – grandi, senza però avere alcun vincolo contrattuale.

I nomadi digitali

Come suggerisce lo stesso naming, si tratta di figure professionali che sfruttano le opportunità offerte dal mondo digitale per svolgere il proprio lavoro da qualunque parte del mondo. Un esempio calzante sono i travel blogger, ma oggi anche categorie professionali più tradizionali si stanno affacciando a questo nuovo modo di pensare al lavoro.

Pro e contro della vita da libero professionista

La possibilità di gestire il proprio tempo, la libertà nella scelta di quali lavori effettuare e l’assenza di un luogo specifico in cui lavorare, rendono il lavoro di freelance un’opportunità unica per bilanciare la vita privata con la vita professionale. Tuttavia questi lavoratori agili non possono godere di tutte le garanzie tipiche del lavoro subordinato: uno stipendio fisso a fine mese, la maternità pagata, la tutela degli infortuni sul lavoro sono solo alcune delle rinunce che deve accettare chi sceglie un lavoro autonomo.

Smartworker e free lance a confronto: chi vince?

In conclusione, sia lo smart working che la libera professione hanno dei pro e dei contro, che è opportuno valutare bene quando si decide che tipo di lavoro si vuole fare. Non c’è una categoria migliore dell’altra, tutto dipende da ciò che ci si aspetta dal lavoro e dalla propria indole personale. Lo smart worker è un lavoratore che preferisce sottostare alle regole del lavoro dipendente, per avere la sicurezza di uno stipendio a fine mese e tutte le garanzie tipiche del lavoro subordinato; un libero professionista sceglie invece di dare priorità alla propria libertà personale, non dovendo rendere conto a nessuno del suo operato, ma accettando anche di non guadagnare in maniera costante. Entrambe sono opportunità valide e accettabili, sempre meno distanti tra loro, grazie all’avvento di questo nuovo approccio più liberale al lavoro, data appunto dalla possibilità per tutti di lavorare fuori dall’ufficio, se pur con tempi e modalità differenti.


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