Guida alla scelta delle calzature antinfortunistiche migliori per il lavoro

Abbiamo già parlato in un precedente articolo dell’importanza della salute e della sicurezza nell’ambiente di lavoro e di come questa tematica sia ampiamente regolata dalla legge 81/2008 . In particolare abbiamo fatto riferimento ai DPI, i dispositivi di sicurezza individuali, una specifica tipologia di indumenti obbligatori per proteggere i lavoratori dai rischi professionali. Tra questi rientrano le scarpe antinfortunistiche, per le quali esiste una normativa specifica e varie classificazioni. In questo articoli scopriremo cosa sono le scarpe da lavoro, quando e come vanno usate.

Calzature antinfortunistiche: cosa sono e a cosa servono

Le scarpe antinfortunistiche sono una particolare tipologia di calzatura, indicata per proteggere il piede durante l’esercizio di determinate mansioni lavorative. Mentre in origine erano pensate solo per determinate categorie professionali ad alto rischio, come elettricisti, operai e muratori, oggi la normativa in merito si è fatta più stringente e impone l’adozione di queste scarpe a molti altri lavoratori, quali ad esempio baristi e camerieri, al fine di proteggerli da eventuali incidenti.

L’uso di scarpe antinfortunistiche protegge il piede in tantissime situazioni di pericolo per la sicurezza del lavoratore: pensiamo agli operai che lavorano nelle fonderie, che hanno bisogno di scarpe capaci di resistere ad alte temperature, oppure chi lavora nei cantieri, dove la caduta di chiodi o lamiere può seriamente compromettere l’incolumità di chi lavora.

Le calzature antinfortunistiche si suddividono in tre macro-categorie:

  1. Calzature di sicurezza
  2. Calzature di protezione
  3. Calzature da lavoro

Ogni categoria è caratterizzata da specifiche peculiarità e viene regolata da una differente normativa di riferimento.

La normativa di riferimento

Le calzature antinfortunistiche devono rispettare determinati requisiti, indicati in quattro diverse normative europee: EN ISO 20344, 20345, 20346 e 20347. Ognuna di queste norme regola un diverso tipo di calzatura e le caratteristiche che queste devono possedere.

  • EN ISO 20344: è la norma che definisce i requisiti generali e i metodi di test delle scarpe di sicurezza, delle scarpe di protezione e delle scarpe da lavoro. Questa norma va usata in relazione alle norme EN345, EN346 e EN347, che indicano i requisiti delle scarpe in funzione di livelli di rischio specifici.
  • EN ISO 20345: è la norma che regola i requisiti di base e supplementari delle calzature di sicurezza (definite con la lettera S), le quali devono avere un puntale capace di resistere alla caduta di un peso di circa 20 chilogrammi da un metro di altezza (200 Joule).
  • EN ISO 20346: in questa norma si definiscono le calzature di protezione (definite con la lettera P), che devono avere un puntale capace di resistere alla caduta di un peso di 20 chilogrammi da un metro e mezzo di altezza (100 Joule).
  • EN ISO 20347: infine, questa norma regola i requisiti delle scarpe da lavoro (marchiate con la lettera O), che non sono dotate di puntale.

Classificazione delle calzature di sicurezza

Le calzature di sicurezza vengono contraddistinte da una serie numeri o lettere che ne classificano il livello di protezione garantito, a seconda delle protezioni supplementari di cui sono dotate e che ne garantiscono un maggiore o minore livello di sicurezza.

Scarpe di tipo SB

Si tratta della versione base, difficilmente riconoscibile a occhio nudo come una scarpa da lavoro,  ma che deve comunque rispondere a dei requisiti minimi:

  • Puntale rinforzato in acciaio con resistenza fino a 200 Joule
  • Tomaia in pelle crosta o similare
  • Altezza minima della tomaia
  • Resistenza agli oli minerali

Questa tipologia di scarpa è molto simile ad una sneaker ed è adatta a lavori svolti in ambienti asciutti, dove però c’è un rischio di schiacciamento del piede. Le scarpe di tipo SB vengono solitamente usate in ambito alimentare e farmaceutico.

Scarpe di tipo S1

Le calzature di sicurezza S1 integrano ai requisiti della scarpa SB anche le seguenti caratteristiche:

  • Antistaticità (lettera A)
  • Assorbimento di energia nella zona del tallone (suola shock absorber – lettera E)
  • Suola antiscivolo
  • Resistenza agli idrocarburi

Le scarpe antinfortunistiche di tipo S1 sono pensate per chi lavora in ambienti chiusi e rischia la perforazione dei piedi, come elettricisti, idraulici ed artigiani.

A questa categoria appartiene la tipologia di scarpe antinfortunistiche più vendute: si tratta delle scarpe infortunistiche di tipo SP1, che integrano alle caratteristiche delle S1 anche la presenza di una lamina antiperforazione (identificata con la sigla P) e sono le più usate nelle fabbriche e in molti altri ambienti lavorativi.

Scarpe di tipo S2

Oltre ai precedenti requisiti, in queste scarpe si aggiunge anche l’impermeabilità della tomaia, che quindi le rende adatte anche all’uso in ambienti esterni, con un alto livello di umidità e rischio di schiacciamento del piede. Le scarpe di tipo S2 sono ideali per chi lavora nel settore dello stoccaggio, trasporti e artigiani che lavorano all’esterno.

Scarpe di tipo S3

Le calzature marchiate con la sigla S3 offrono un altissimo livello di protezione, in quanto integrano ai requisiti del tipo S2 anche una lamina antiperforazione (lettera P) e una suona scolpita o tassellata, per proteggere il piede da chiodi o schegge. Ciò che rende perfette per chi lavora in agricoltura, in officina o nei cantieri.

Scarpe di tipo S4 e S5

Queste sono le scarpe che offrono il più alto livello di protezione del piede, per cui sono dotate rispettivamente di resistenza agli idrocarburi e lamina antiperforazione, oltre a tutte le altre caratteristiche già elencate per le scarpe precedenti. In particolare gli stivali antinfortunistici S5 sono in gomma o PVC, resistenti all’immersione, per cui ideali per tutti coloro che devono lavorare a contatto con l’acqua.


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