5 esercizi per migliorare la produttività in ufficio

Abbiamo già parlato in questo articolo dei fattori esterni che incidono sulla capacità di essere creativi nell’ambiente di lavoro: l’arredamento giusto, l’influenza dei colleghi e l’incidenza negativa di stress e ansia sono elementi che influenzano moltissimo la produttività e il benessere in ufficio. Ci sono però delle caratteristiche endemiche nel lavorare, che paralizzano l’immaginazione, anche se il contesto esterno sembrerebbe favorevole: la ripetitività dei gesti, le scadenze nella consegna del lavoro, i tragitti in auto o con i mezzi pubblici, sono tutti esempi di attività obbligatorie, irrinunciabili, che però tendono a ridurre la capacità di riflettere in maniera originale e creatività e far partorire nuove idee.

Se una società basata sul mito della produttività ha bisogno di uomini a metà vuol dire che è fatta male e che bisogna cambiarla. (Gianni Rodari)

Come fare allora a mantenere viva la propria creatività, anche nella vita routinaria di ogni giorno? Di seguito scopriremo 5 esercizi che ci aiutano a stimolare l’immaginazione, a fare nuove associazioni di idee e ad avere una prospettiva diversa sulle cose che facciamo ogni giorno, perché il benessere in ufficio passa anche, anzi soprattutto, attraverso il benessere del nostro stato psico-fisico.

Esercizio 1. Le carte della creatività

Si tratta di un mazzo di carte introdotto per la prima volta nel 1986 dallo scrittore francese Hubert Jaoui, il massimo esperto di creatività applicata, con la collaborazione di Nicola Piepoli. Il “mazzo della creatività” è composto da 54 carte, di un formato più grande rispetto a quello standard, così che possano essere viste da tutti anche in una sessione di brainstorming e non possano essere perse.

Dette anche “eurekards”, il loro scopo è sfruttare il linguaggio non verbale, fatto di immagini e simbologie, per stimolare l’immaginazione attraverso il grande potenziale dell’inconscio. Si può giocare anche da soli, ma i risultati migliori si ottengono in gruppo: ciascuno prende dal mazzo una carta a caso e, a partire dall’immagine rappresentata in quella carta, dovrà raccontare qualcosa di se, o del suo ruolo all’interno del gruppo. In tal modo racconterà una storia di fantasia che potrà essere di stimolo per il lavoro proprio e degli altri. E’ un esercizio molto utile durante una sessione di brainstorming, per lanciare nuove idee e trovare soluzioni originali ad un problema.

Esercizio 2. Il pensiero divergente

La tecnica del pensiero divergente (o laterale) serve per stimolare l’associazione di idee attraverso l’immaginazione di possibili scenari, a partire da un oggetto concreto. Bisogna procurarsi carta e penna e immaginare di avere tra le mani una tazza: quanto è grande? Di che colore è? Una volta visualizzata nella propria mente, lasciamola fluttuare e trasformare in qualcos’altro, quindi appuntiamoci dieci diversi oggetti che ci vengono in mente. Per ciascuno di questi, descriviamo le possibili funzionalità che potrebbero avere, lasciando ampio spazio a soluzioni creative e divertenti. Questo esercizio è molto utile per trovare idee originali per un progetto o più semplicemente per attivare la creatività magari sopita dopo una giornata di lavoro.

Esercizio 3. La strategia di Walt Disney                     

Walt Disney è stato senza dubbio una delle figure più geniali e innovative del XX secolo. Gli studiosi hanno analizzato le sue tecniche di immaginazione, per capire come riusciva a dare forma reale alle sue visioni, tanto che ne è emersa una vera e propria “strategia Disney”, composta da 3 diversi processi: il sognatore, il realista e il critico. Si tratta di tre prospettive, tre punti di vista diversi da utilizzare nella pianificazione di un progetto. Vediamoli di seguito nel dettaglio.

  1. Sognatore. La prima fase è quella del sogno, dell’immaginazione pura. A questo livello tutto è possibile, non ci sono restrizioni e si può lasciare ampio spazio alla creatività. La domanda da porsi a questo livello è: cosa desidero?
  2. Realista. In questa fase si pensa in maniera più pragmatica, agli aspetti pratici dell’attuazione del progetto. Come realista bisogna pensare a cosa è necessario per raggiungere l’obiettivo e come fare per ottenerlo. La domanda da porsi è: come faccio a trasformare il mio sogno in realtà?
  3. Critico. L’ultima fase è quella di scrematura, in cui si passano al setaccio tutte i punti deboli del progetto e vengono abbandonate le idee meno realizzabili. Per essere un buon critico bisogna pensare come una persona esterna, che deve giudicare l’idea e tirarne fuori gli aspetti negativi. La domanda da porsi in questo caso è: cosa potrebbe andare storto?

Un’ottima tecnica per passare da una fase all’altra è disegnare su una lavagna i tre distinti punti di vista e immedesimarsi in ciascuno di essi per il tempo necessario all’attivazione del pensiero; una volta terminata una fase, si conta fino a 5, si passa alla fase successiva e così fino alla fine. Questo è un esercizio molto utile durante le riunioni e le sessioni di brainstorming, anche se ancora poco diffuso in Italia.

Esercizio 4. Il sasso nello stagno

Questo esercizio è stato descritto nel bellissimo libro di Gianni Rodari, Grammatica della fantasia, in cui viene raccontato così:

“Una parola, gettata nella mente a caso, produce onde di superficie e di profondità, provoca una serie infinita di reazioni a catena, coinvolgendo nella sua caduta, suoni e immagini, analogie e ricordi, significati e sogni, in un movimento che interessa l’esperienza e la memoria, la fantasia e l’inconscio. Movimento complicato dal fatto che la stessa mente non assiste passiva alla rappresentazione, ma vi interviene continuamente, per accettare e respingere, collegare e censurare, costruire e distruggere” (Gianni Rodari – Grammatica della fantasia)

Come applicarlo in un contesto lavorativo? E’ semplice e può essere fatto sia da soli che in compagnia: bisogna sgomberare la mente da ogni pensiero e focalizzarsi su un’unica parola, del tutto decontestualizzata. Quella parola risuonerà proprio come “un sasso nello stagno” e attiverà una serie di concetti, sinonimi, associazioni che possono essere molto utili in fase di produzione di un progetto o redazione di un articolo.

Esercizio 5. Immedesimarsi in un altro

Infine, l’ultimo esercizio consigliato è quello dell’immedesimazione. Pensare con la testa di un altro aiuta ad individuare le criticità di un progetto, i punti di forza e miglioramento che figure esterne potrebbero far emergere. Pensiamo a personaggi particolarmente creativi, come un bambino, un grafico, un pittore e cerchiamo di immedesimarci nel loro punto di vista, utilizzando anche il loro gergo e i loro gesti. Non è semplice, ma un approccio critico e distaccato aiuta sempre a vedere le cose in maniera più realistica e obiettiva.


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